Otoplastica (chirurgia delle orecchie)
Le “orecchie a sventola” sono un problema che non va sottovalutato, possono averle bambini, donne, uomini, adulti e persino anziani, che perdendo i capelli vedono in tutta la loro invadenza queste due “palette” ai lati del capo.
Ci fanno sorridere le orecchie dei conigli, ci fanno tenerezza le orecchie grandi dei cani da caccia e quelle puntute dei gatti, sembra che la natura abbia fatto uno scherzo all’uomo affibbiandogli delle orecchie fatte in questa maniera.
Ce ne sono di grandi, sporgenti, lunghe, larghe, attaccate al viso dalla parte del lobo e staccate sulla punta e ogni altra stranezza che possa venirci in mente. Purtroppo talvolta sono ingombranti e quasi ridicole. E ci stanno proprio ai due lati del viso, non ci salviamo dalla loro presenza perché sono sempre ben visibili. Possono abbruttire un bel viso, peggiorare un viso interessante, attirare l’attenzione più di ogni altra cosa al primo sguardo.
Otoplastica
Il nome significa chirurgia plastica delle orecchie ed è l’intervento che si realizza in chirurgia estetica all’età più precoce. Fra i cinque e i sei anni l’orecchio ha una dimensione, forma e sviluppo su cui si può intervenire chirurgicamente.
La ragione della deformità conosciuta da tutti come “orecchie a sventola” o “da Dumbo” è la mancanza della piega cartilaginea nel padiglione auricolare, che si chiama antelice (la piega anteriore al bordo esterno delle orecchie) associata a volte, ad una dimensione più grande del normale del padiglione dell’orecchio.
L’immagine di orecchie perpendicolari alla testa che le rendono molto visibili può creare un grave problema psicologico al bambino, molte volte non per il fatto della deformità in sè ma perché nella maggior parte dei casi si vede diverso dagli altri e, soprattutto, i suoi compagni glielo ricordano continuamente.
Altre volte possono essere i genitori (è l’eredità genetica che porta questo tipo di deformità), dato che uno di loro può aver subito nell’infanzia questo tipo di burle, vedendo il difetto nel figlio non vuole che questo subisca ciò che ha dovuto subire lui in passato.
Dal momento della nascita fra la prima o la seconda settimana, la nonna o la madre che già vedono il difetto cercano in tutti i modi (con mollette, nastri, ecc..) di correggere il difetto perché sanno per esperienza come crescerà l’orecchio.
Curiosamente accanto a questo tipo di “trattamento” in passato molto criticato, negli ultimi anni si sono sviluppate tecniche non chirurgiche basate su questa abitudine antica che credevamo una banalità. Con l’applicazione, a partire dalla seconda settimana di vita, di un modellatore corretto o di una pinza speciale per l’orecchio controllata dal chirurgo plastico infantile per due o tre mesi, si è ottenuto in un trenta o quaranta per cento dei casi un miglioramento considerevole del difetto.
La difficoltà consiste nel mantenere il sistema che modella l’orecchio in posizione, vista la tenera età.
Normalmente il chirurgo plastico vede il paziente accompagnato dai suoi genitori a partire dai cinque o sette anni, altrimenti lo visiterà per la prima volta nell’età adulta fra i venti e i trent’anni.
Prima visita
Dopo opportuna anamnesi si colloca il paziente davanti a uno specchio e con la semplice manovra di piegare o unire le orecchie verso la testa, si chiede a lui quello che realmente desidera.
Non è una visita in cui esistano molti dubbi sul trattamento da seguire.
La spiegazione del chirurgo riguarderà il tipo di intervento che si deve realizzare, a che età, con quale anestesia, i giorni di ricovero e le caratteristiche del post-operatorio come qualsiasi altro tipo di intervento chirurgico estetico.
L’intervento si realizza negli adulti in anestesia locale, nei bambini in anestesia generale (è molto difficile chiedere a un bambino di resistere una o due ore in anestesia locale).
Prima dell’intervento il chirurgo disegna dove deve essere collocata la futura plica dell’antelice poi, realizzando un’incisione nascosta nella parte posteriore dell’orecchio, tratta la cartilagine con alcuni punti di sutura che creeranno una nuova plica affinché l’antelice si pieghi all’indietro.
Una volta suturata l’incisione si copre con un bendaggio, come un turbante.
E’ importante eseguire una visita di controllo il giorno dopo l’intervento, in modo da controllare eventuali ematomi, dolori, febbre, segni d’infezione, ecc..
L’orecchio è una struttura anatomica composta totalmente da cartilagine e pelle ed è molto sensibile a qualsiasi manipolazione o sanguinamento ed è per questo motivo che il paziente non riuscirà a dormire poggiando le orecchie sul cuscino.
E’ necessario fare accuratamente le medicazioni della ferita e dopo circa 3 giorni posizionare una fascia larga da capelli (o da sci, da tennis, ecc..). L’importante è mantenere protette le orecchie e che il paziente le senta tali ancora per almeno una settimana, fino a quando avranno recuperato il loro colorito normale, con il diminuire dell’infiammazione e lo stabilizzarsi dei risultati.
E’ possibile lavare la testa a partire dalla prima settimana.
Complicazioni
Asimmetria
A parte l’anestesia e la tecnica chirurgica (logicamente il monitoraggio post-operatorio è lo stesso che per qualsiasi altro intervento chirurgico) è necessario spiegare e mostrare al paziente che l’asimmetria che esiste fra le due orecchie è presente normalmente in tutto l’organismo e in tutti gli individui. Nel corpo umano tutte le cose pari sono più o meno asimmetriche (gli occhi, le mammelle, ecc..) in base a forma, dimensioni e localizzazione, la normale asimmetria viene misconosciuta quando le orecchie sono staccate dalla testa ed enfatizzata quando queste sono in posizione normale. Bisogna informare il paziente che la simmetria completa è praticamente impossibile.
Punti
C’è la possibilità che qualcuno dei punti che si posizionano nella zona retroauricolare venga rigettato dopo alcuni mesi o anche anni. Talvolta si rende necessario un piccolo re-intervento per recuperare la forma corretta che, con il “saltare” del punto potrebbe perdersi.
Cicatrici
Le cicatrici retroauricolari possono dare origine ad un cheloide (una cicatrice ipertrofica grossa, rossa, a volte dolorosa), quando questo si verifica si dovrebbe resecarlo con opportuno trattamento.