Lifting facciale (chirurgia del viso)
Alcuni appunti fondamentali sull’anatomia del viso e collo possono risultare utili per comprendere meglio la tecnica chirurgica nel lifting facciale, anche denominata ritidectomia.
Le strutture sulle quali agiamo si differenziano in tessuti molli e tessuti duri (ossei).
Le ossa del cranio e del viso proteggono strutture delicate, come il cervello, ghiandole e organi sensibili, che non sono l’obiettivo di questo capitolo, poiché mai si accederà ad essi durante la chirurgia di ringiovanimento facciale.
Nel terzo superiore, le ossa del cranio e la fronte sono gli elementi principali, poiché in questa zona i tessuti molli costituiscono uno strato sottile di muscolo, pelle e cuoio capelluto, con scarsa mobilità.
Nel viso, i tessuti molli acquisiscono molta più importanza, lo stato superficiale (pelle) compie la sua funzione di barriera rispetto agli elementi esterni, come il vento, il sole, sostanze alle quali ci esponiamo ogni giorno che possono alterarne l’elasticità.
Al di sotto di essa, esiste uno strato di grasso che può variare di spessore secondo ciascun paziente. Generalmente nel viso lo spessore è di pochi millimetri e l’accumulo é più marcato nella zona della mandibola e del mento, che costituisce quello che si conosce come “doppio mento”. Nei pazienti obesi questi accumuli di tessuto grasso possono essere maggiori.
Infine arriviamo ad una zona che ci interessa moltissimo nella realizzazione di un lifting facciale che è lo SMAS ovvero Superficial Muscle Aponeurotical System, cioè Sistema muscolo-aponeurotico superficiale.
Lo SMAS è costituito da una rete di fibre che ricoprono i muscoli che partecipano alla mimica del volto, in continuità con il sottile muscolo platisma del collo, che con l’invecchiamento e la gravità si va dislocando verso il basso.
Nel lifting lo SMAS è fondamentale, poiché si basa il ringiovanimento del volto sul riposizionamento di questo strato che, per continuità e grazie alle aderenze che presenta con strati più profondi, contribuirà a modificare anche quest’ultimi, che non sono raggiungibili direttamente.
Ma la conoscenza anatomica dello SMAS è fondamentale per il chirurgo per una ulteriore questione basilare: i nervi deputati alla mobilità del viso, le ghiandole salivari, le vene, le arterie più importanti ed i muscoli necessari per muovere simmetricamente la bocca si trovano al di sotto di questa lamina di tessuto.
Da quanto appena detto si evince che se il chirurgo si mantiene ad un livello corretto dello SMAS, avrà la certezza di eseguire un intervento perfetto, preservando tutti questi elementi fondamentali, tecnica che risulta semplice per uno specialista con alle spalle studi qualificati (che garantiscono una buona conoscenza dell’anatomia) ed esperienza maturata sul campo.
L’accesso ai tessuti duri (ossei) si può realizzare nelle aree in cui vi è certezza che non passino elementi sensibili e nobili (vasi e nervi).
Benché nella realizzazione di una ritidectomia non si agisce frequentemente sull’osso, a volte è raccomandabile qualche tecnica localizzata per migliorare il risultato estetico.
Gli elementi ossei più importanti per la forma del viso sono principalmente il margine dell’orbita nelle palpebre superiori, che in alcuni pazienti può apparire aumentato e dare la sensazione di occhi “infossati”, la zona dello zigomo, la zona della mandibola e del mento.
In determinate zone esistono piccole fibre più rigide che fissano i tessuti molli all’osso, formando un autentica struttura di sostegno. Con il tempo questi legamenti che si trovano nella zona degli zigomi, nella mandibola e nel collo andranno incontro a cedimenti che sono in parte responsabili del fenomeno della flaccidità della pelle, del tessuto adiposo e dei muscoli di tale zona.
Cambiamenti dell’anatomia durante l’invecchiamento
Benché la cosa più evidente con il passare degli anni sia la lassità della pelle, in realtà questo non è il fattore cruciale dell’invecchiamento del viso.
La pelle è unicamente trascinata dalle strutture più profonde, che sono quelle che realmente subiscono uno scivolamento verso il basso per effetto della gravità, la mimica facciale e il cedimento delle strutture di sostegno.
Questi segni del passaggio del tempo cominciano a essere visibili verso i quarant’anni di vita, ma possono accelerarsi per fattori esterni o genetici.
Nella zona frontale il muscolo si fa più lasso e fa scendere la zona delle sopraccigilia, soprattutto la porzione più laterale (coda del sopracciglio).
Nel terzo medio del viso i cambiamenti sono più evidenti ed iniziano con lo spostamento verso il basso del muscolo orbiclare che circonda l’occhio e del grasso zigomatico, questo fa sì che la zona malare resti più vuota, a spese di un maggiore accumulo di tessuto adiposo nella guancia a livello inferiore. I solchi nasogeniani, che vanno dall’ala nasale alla commessura della bocca si accentuano a causa di questo grasso che vi si accumula sopra.
Questo può succedere anche nel terzo inferiore del viso, dove gli accumuli di grasso possono arrivare a far perdere la definizione dell’angolo mandibolare.
I cambiamenti nel muscolo platisma provocano la perdita dell’angolo del collo e la comparsa di una o due bande nella zona centrale del collo.
Benché si puo avere la sensazione che tutti questi elementi vengano alterati perché scendono semplicemente verso il basso, un attento osservatore può differenziare i diversi vettori della caduta dei tessuti che, al contrario, non sono tutti verticali.
Se nel processo di riposizionamento di queste strutture desideriamo un risultato estetico e anatomico, dobbiamo fare una sorta di marcia indietro nel tempo e per riuscirvi non sarebbe corretto sollevare semplicemente tutti questi tessuti in modo indiscriminato. Si deve riconoscere ogni zona, riposizionarla nella direzione corretta e con la giusta tensione. Soltanto così si otterrà un ringiovanimento naturale.
La prima visita
La prima visita che si realizza nello studio è veramente importante, in essa avviene il primo contatto tra specialista e paziente e la mutua percezione reciproca segnerà in grande misura tutto il percorso.
E’ il momento in cui il paziente esprime il problema che desidera risolvere, questo a volte non è affatto facile, perché durante la prima visita non c’è ancora la confidenza sufficiente con il medico e , parlare di un aspetto fisico che non piace può risultare difficile.
L’invecchiamento generalmente è un processo che si evidenzia in modo progressivo e notare i segni del tempo che stanno comparendo, senza trovare un modo efficace di evitarli, può causare preoccupazione in alcune persone.
E’ importante nel momento in cui si è seduti nello studio, davanti al medico, saper spiegare in modo chiaro quali sono i segni dell’età che si vogliono ridurre o eliminare.
Guardando il paziente, lo specialista può riconoscere facilmente quali sono i cambiamenti che sono avvenuti sul suo volto e che desidererebbe migliorare.
Molte volte, prima che il paziente gli presenti il problema, lo ha già riconosciuto, per cui la conversazione sicuramente sarà uno scambio semplice di esperienze e consigli.
Il chirurgo plastico dal primo momento in cui vede il paziente, non può evitare di osservarne da specialista il viso.
Come se i suoi occhi fossero uno scanner analizza immediatamente le strutture più profonde: caratteristiche delle ossa della fronte, zigomi, mascella, mento.
Una buona struttura ossea facilita la tecnica, poiché i tessuti si appoggeranno su una base più solida.
In seguito valuta la muscolatura che ricopre questo supporto osseoe, insieme alla muscolatura scende anche il grasso che la avvolge.
Non serve a nulla “stirare” più o meno la pelle, se non si trattano questi elementi più profondi, che sono quelli che realmente si spostano e provocano la lassità.
Così il grasso degli zigomi, che in gioventù è ben fermo grazie ai legamenti malari, con l’invecchiamento si sposta verso il basso e provoca, da un lato, una diminuzione del volume degli zigomi stessi, a spese di un aumento del grasso sopra i solchi nasogeniani.
Si osserva, allora, uno svuotamento della zona malare e un’accentuazione delle pieghe che dal naso circondano la bocca.
Questo spostamento del grasso del viso, insieme all’aumento della lassità dei muscoli masseteri delle guance provocano alterazioni che preoccupano molto i pazienti che collimano nella perdita della linea della mandibola.
Anche nella parte anteriore del collo può accumularsi del grasso e possono comparire delle bande verticali per i cambiamenti prodotti nel muscolo platisma.
Si direbbe che il punto più importante nella chirurgia del ringiovanimento sia ricollocare il grasso e il muscolo nella loro posizione originale.
Di fatto, affinché i risultati di un lifting facciale siano ottimi, si deve parlare di un “riposizionamento anziché di uno stiramento.
Se si agisce in questo modo si ottengono vari obiettivi fondamentali, tutti importantissimi.
Primo, la naturalezza, accomodando il muscolo e il grasso in una localizzazione più giovanile, si ottiene un ringiovanimento naturale e fisiologico.
Secondo, applicando la forza sulle strutture profonde e non sulla pelle, si evitano problemi spiacevoli, come le tensioni sulle cicatrici che possono alterare la cicatrizzazione.
Inoltre i punti fermi e profondi daranno al risultato una durata molto più permanente.
Lo specialista valuterà accuratamente quanto è danneggiata la pelle del paziente.
Una pelle sottile generalmente ha bisogno di più attenzioni e resiste peggio al passare del tempo.
Se inoltre si è preso molto sole, la pelle può apparire più rugosa e macchiata.
Il lifting ne migliorerà la qualità ma sicuramente non potrà far scomparire tutte queste alterazioni.
Eliminare tutte le rughe “stirandola” presupporrebbe dover tenderla troppo e si correrebbe il rischio di influire sull’espressività, principalmente degli occhi e della bocca.
In questi casi, con il lifting si tratta la lassità e si migliorano le rughe, ma senza dubbio saranno precisi trattamenti successivi come il laser o il peeling che lo completeranno, soprattutto a carico degli strati cutanei più superficiali.
Le pelli più grasse solitamente hanno meno rughe.
Benché le pieghe nasogeniane (dal naso alla bocca) e le pieghe della bocca (dalle commessure al mento) sono solitamente più marcate, in questi pazienti possono non essere necessari trattamenti ancillari cutanei dopo l’intervento.
Una volta che il dottore ha valutato i diversi strati che conformano il viso e ha pianificato come agire su ciascuno di essi, si focalizzerà su zone concrete, che possono necessitare di un’azione specifica.
Oltre al lifting facciale e cervicale può essere necessario eliminare pelle e borse delle palpebre e piallare i festoni che possono apparire sugli zigomi e che possono aumentare per la stanchezza e per ritenzione di liquidi.
A volte le labbra si sono assottigliate e bisognerà pensare a un riempimento con il grasso del paziente o con sostanze iniettate che devono sempre essere affidabili e autorizzate dall’Unione Europea.
E’ importante che il paziente esprima al medico, chiaramente e senza timori, quali sono i punti che lo preoccupano in modo particolare, in tal modo saranno evidenti gli obbiettivi si è riproposto di ottenere consultando lo specialista.
Può essere che alcuni di questi obiettivi siano impossibili da raggiungere. Il lifting facciale è una tecnica molto valida per guadagnare un aspetto più giovanile, tuttavia bisogna ricordare che LA CHIRURGIA CORREGGE E RALLENTA IL TEMPO MA DI CERTO NON E’ MAGIA E NON FA MIRACOLI.
Purtroppo non possiamo nemmeno far tornare la pelle dei venticinque o trent’anni, né far sparire tutte le rughe.
Per questo è così importante che si stabilisca una seria comunicazione fra lo specialista e i pazienti nella prima visita; perché con la spiegazione chiara e precisa del chirurgo i pazienti sappiano molto bene quali risultati possono ottenere,in che cosa consiste tutto il processo durante e dopo l’intervento.
E’ molto importante che il dottore sia sicuro che il paziente abbia capito tutto il processo, perché la sua collaborazione sarà fondamentale per ottenere il miglior risultato.
Anche il paziente deve essere tranquillo e d’accordo con le spiegazioni dello specialista. Questo è il momento in cui se non si è d’accordo o non si ha ancora piena fiducia nel chirurgo è meglio cercare una seconda opinione.